sabato 11 ottobre 2008

scheda: Ospitare il peccato e il senso di colpa - la condizione umana di fronte alla coscienza del male

“Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti” (Gn.2,17)

  1. Il primo tema che viene a galla con forza è quello della presunta onnipotenza di Dio.
    Il creatore fa un mondo inospitale in cui la creatura fatta a sua immagine e somiglianza, farebbe fatica a sopravvivere e perciò la colloca in una piccola porzione dell’universo, dotata dei comfort essenziali.
    Qual è il senso di questo agire di Dio?
    È davvero onnipotente nel senso di potere tutto?
    Se è così, perché crea in maniera imperfetta?
    Se Dio ospita l’imperfezione nel creato il peccato è “inevitabile” perché il peccato è parte ineliminabile dell’imperfezione.
  2. L’uomo non può fare a meno di desiderare la perfezione di Dio perché è fatto a sua immagine e somiglianza, ma non la può raggiungere perché altrimenti sarebbe Dio.
    Dio ha messo l’uomo in una condizione contraddittoria insuperabile: o si affida a lui, al suo comandamento oppure prova a cercare da sè il modo di completare la creazione. La prima soluzione implica la rinuncia a desiderare di essere come il creatore (il Padre); la seconda significa darsi regole e comportamenti indipendenti, potenzialmente e realmente conflittuali con i “desideri” di Dio.
    L’uomo ha scelto la seconda strada.
    Poteva scegliere diversamente?
    Poteva venir meno al desiderio di essere come Dio?
    Un uomo obbediente al “regolamento” del giardino soddisfa le condizioni minime di “immagine e somiglianza a Dio”, il soggetto che per definizione non obbedisce se non a se stesso?
    Essere ospiti nel giardino e somigliare a Dio non è contradditorio?
  3. Nudità, paura, vergogna.
    La prima conoscenza autonoma dell’uomo è quella della sua inadeguatezza di fronte alla complessità dell’universo. Ma queste sensazioni viaggiano di pari passo con la voglia di domare il mondo, traguardo possibile perché questo risulta prigioniero di regole che il pensiero umano può governare e in parte cambiare.
    Ma allora il peccato è solo “colpa” dell’uomo?
    La condizione di peccatore (cioè di soggetto che rinuncia all’obbedienza per poter partecipare all’azione di perfezionamento del mondo creato imperfetto da Dio) non è piuttosto una dimensione irrinunciabile dell’umanità?
    Senza peccato non potrebbe esserci umanità (cioè somiglianza a Dio senza uguaglianza a lui).
  4. Se l’uomo non può diventare Dio, ma solo somigliargli di più, allora una soluzione del conflitto inevitabile che oppone l’uomo a Dio non può che darsi nella possibilità che Dio si faccia uomo. Solo se Dio viene di qua possiamo finalmente essere uguali.
    La venuta di Gesù, ha risolto il conflitto?

1 commento:

  1. A PROPOSITO DI PECCATO ORIGINALE....
    Mi piace pensare al positivo e vederlo come momento di "presa di coscienza dell'uomo e della propria umanità, finitezza" quindi inizio di un cammino di ricerca del proprio bene.
    A mio favore, vedo che nella storia dell'uomo anche se faticosamente si fa strada l'uso della ragione contro quello della forza nella regolazione dei rapporti fra i popoli.
    Certo ci sono ancora tante violenze, ingiustizie e soprattutto la fame, ma almeno non è più considerato naturale.
    Anche il mondo occidentale è sempre più in crisi e invece di corsa al cosidetto benessere si comincia a parlare di sobrietà dei consumi.
    Vediamo molto male, guerre, violenze, ecc., ma non è detto che il MALE nell'umanità sia aumentato, sicuramente ne siamo più coscienti e questo è un bene.
    Per adesso mi fermo qui..Emilia

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